Ma quanto è bello Fabrizio Corona?
Il "pretty privilege" e gli uomini che parlano in un microfono.
Sabato sera, dopo un mental breakdown, due bicchieri di Rosé e una doccia bollente, ho pensato che fosse il momento perfetto per girare un TikTok. E incredibilmente, l'algoritmo mi ha premiata: oltre 100mila views in poche ore e centinaia di commenti.
Quale sarà stato l’argomento così interessante e attuale da far andare semi-virale un video in cui ci sono io con accappatoio e patch per i brufoli a forma di stellina come protagonista?
Qualcosa di intellettuale o spirituale?
Un'analisi socioculturale innovativa? No.
Parlavo di lui: il Tortino, il figlio burroso e zuccheroso della famiglia Bindi. Ebbene sì, come mezza Italia, sono caduta nella trappola del gossip. Ho guardato e riguardato con voracità i video in cui Fabrizio Corona sp*ttana Fedez, Chiara Ferragni e tutta la soap opera che li riguarda.
E qui arriviamo alla mia prima grande domanda: ma com'è possibile che fino a settimana scorsa nessuno conoscesse la Bindi? Nella mia testa è un marchio che esiste da sempre, sinonimo di profiterole alle feste di compleanno e tartufo al cioccolato dopo la pizza. Eppure, online ho visto gente confusa, convinta fosse una pasticceria locale.
Una riflessione leggera, da cui è nato un TikTok che ha fatto ridere (e litigare) migliaia di persone nei commenti. Ma scavando un po' più a fondo, la questione si fa interessante: perché questo gossip ci ha catturati così tanto?
Ovviamente il motivo superficiale è il cast: belli, ricchi, famosi. Ma il vero segreto sta in chi racconta la storia. Fabrizio Corona non è solo un ex paparazzo: è il cattivo affascinante, il galeotto scanzonato, il ribelle che sembra sapere cose che noi non sappiamo. E soprattutto, è bello.
Il "pretty privilege" è un concetto di cui si parla sempre di più: essere attraenti aiuta, in ogni contesto. Sui social, dove l'immagine è tutto, è un vantaggio enorme. Ma c'è un luogo che per anni ha resistito a questa regola: il podcast.
Una voce non ha bisogno di essere bella. Ha bisogno di essere carismatica. E per questo, il podcasting ha dato spazio a chiunque avesse qualcosa di interessante da dire, indipendentemente dall'aspetto. Ma poi sono arrivati i vidcast. La transizione dal solo audio al video ha trasformato anche il podcasting in un mezzo visivo.
Basta guardare i nuovi format: dai creators emergenti fino a ex attori hollywoodiani che cercano di riciclarsi, l'elemento estetico conta. "Call Her Daddy", "Talk Tuah" e perfino la serie gossippara "Falsissimo" di Corona: in tutti questi casi, la presenza scenica è quasi tanto importante quanto la voce e i contenuti.
E allora, cosa perdiamo in questa transizione?
L'illusione che la voce, da sola, potesse essere seducente.
La sorpresa di scoprire che dietro un timbro sicuro e carismatico c'era magari una signora anziana con la frangetta o un quarantenne americano un po' sovrappeso. La libertà di affezionarci prima alla mente, e solo dopo alla faccia.
Forse sono nostalgica. Ma in un mondo che ci ossessiona con il nostro aspetto, mi piaceva sapere che almeno da qualche parte esisteva ancora lo spazio per essere affascinanti senza essere bellissimi. Per ora, continuerò ad ascoltare i podcast con lo schermo spento, e a illudermi che si possa ancora crushare per delle menti oltre che per facce bellissime su TikTok.