L'era dei cetriolini
Come una verdura povera e dietetica è diventata il simbolo della Gen Z.
A dicembre sono stata a New York e ho avuto la conferma di un sospetto che aveva cominciato a farsi strada in me per colpa di TikTok: l’ossessione per i cetrioli, subito dopo di quella per Crumbl Cookies, era assolutamente vera e… tangibile.
Dalla maionese alle patatine fino alle bevande, il cetriolo, che fosse quello fresco o quello sott’aceto, sembrava il nuovo gusto del momento.
Mi sono stupita di questa novità per letteralmente cinque minuti prima di dimenticarmene. O almeno era quello che credevo.
L’altro giorno mi sono ritrovata a fare un workshop con Pinterest e immaginate il mio stupore quando, mentre presentavano i trend del 2025 secondo la piattaforma, tra make-up da sirena e vestiti metallici, è apparso lui: il cetriolo.
Il mio spirito da trend forecaster, da filosofa internettiana, da investigatrice del trend ha potuto solo urlare: AH AHHHHH *da leggere con il tono convinto e soddisfatto di chi scopre il colpevole prima della fine del film*
Insomma, ho unito i puntini e recuperato un po’ di ricordi sepolti nella memoria, riletto qualche essay e bevuto un’eccessiva quantità di vino mentre prendevo appunti, ma alla fine sono arrivata alla mia tesi, una tesi che ho poi letto a voce alta apparendo probabilmente così:
Non so se sono riuscita a creare abbastanza hype sul tema, ma la mia tesi è questa:
il cetriolo sta alla Gen Z come l’avocado sta ai Millennial.
Questa ovviamente non è un’idea del tutto originale, ma ho cercato di ampliare il concetto andando a inserirlo in una visione più ampia della società e del vibe shifting culturale che caratterizza questo periodo storico rispetto al precedente.
Il cetriolo è economico, è fresco, è versatile e con una vibe che unisce l’idea di sano (i classici cetrioli sugli occhi) a quella di creatività (il “cibo della moda”).
L’avocado è estetico, è costoso, è esotico e considerato a lungo un “treat”, una coccola rara, un momento di lusso commestibile.
In una società che stava già costringendo i Millennial a ridimensionare i propri sogni, passando da case e auto a balsamo per la barba e avo toast, la possibilità di essere “cool” (ben educati, progressisti, attenti all’ambiente, vestiti con stile) arrivava da esperienze e prodotti costosi ma abbordabili, come un brunch a base di cibo fancy, una birra artigianale, dei baffi curati, un festival di musica elettronica.
Nonostante i veri ricchi continuassero la propria vita nel lusso, la classe sociale media aveva ancora la possibilità di emulare benessere economico e sociale grazie ad una curata selezione di ciò che era cool e ciò che non lo era, dalla scelta di quale bevanda ordinare la mattina fino al sapone per le mani da mettere nel bagno degli ospiti.
Ma adesso è l’era del cetriolino. Dal cucumber boy a Dua Lipa che corregge la Zero Coke con succo di cetriolo, da Jacquemus che ci ricopre Alex Consani fino al trend dell’hot dill pickle con i Takis, quella rondellina verde che abbiamo sempre tolto dal cheeseburger è diventata il simbolo di una generazione.
Costa poco, ci si può fare di tutto (dalle creme viso alla frittura) e soprattutto è nazional popolare. Ed è hot. Non solo la forma (ovviamente) ma anche la maggior parte delle ricette e trend che lo riguardano includono una qualche componente piccante.
In un periodo storico in cui a tornare di moda sono le idee conservatrici (trad wife anyone?), i cappelli da cowboy e il patriarcato in salsa tech, anche il cibo della Gen Z richiama la vecchia America.
Il passaggio da un verde all’altro, dalla cremosità dell’avocado alla leggerezza del cetriolo, non è solo una questione di texture e gusti, ma un vero e proprio cambiamento culturale, potremmo dire vibe shift, tra un periodo “cool”, quello dei Millennial, e un periodo “hot”, quello attuale.
Un vero e proprio passaggio dal progressismo, positive vibes e ironia rilassata (qualcuno direbbe anche un po’ cringe) ad un momento di rabbia diffusa, pessimismo al limite del nichilismo e ritorno ai valori conservatori.
E dentro ad ognuno di questi macro-periodi possiamo vedere delle brevi fasi di “caldo” e “freddo” o “luce” e “buio”. Un esempio? Il momento di gioia quasi naif che abbiamo vissuto tutti quest’estate, quando all’urlo di “Kamala is brat” sembrava che il successo di Trump non fosse così scontato.
Se siete arrivati fino a qui sperando in una soluzione al problema, in una massima, in una speranza… mi spiace di deludere le aspettative. L’unica cosa che so è che voglio comprare la maionese al cetriolino il prima possibile.
io che esplodo a ridere arrivando a leggere LA TESI pronta a mangiare avocado a pranzo perché sono del 93